Dopo
tanto viaggiare nel lontano west americano, nel settembre del 2004
ho deciso di visitare una delle zone più caratteristiche degli
States: il New England. Un’area non molto estesa che comprende gli
Stati del Vermont, Connecticut, New Hampshire, Rhode Island,
Massachussets e Maine. Tutto un susseguirsi di colline e boschi
puntellati da fattorie e ponti in legno rosso, scogliere con le
caratteristiche casette in legno dai toni vivaci e gli immancabili
fari retrò. Paesaggi molto dolci se paragonati ai parchi naturali
del sud ovest, ma con un fascino unico. E’ tutto un susseguirsi di
piccoli paesi immersi nel verde dei boschi o che si specchiano nel
blu dei tantissimi corsi d’acqua; si capisce che si è in una zona
molto particolare degli States dallo stile di vita di chi ci vive.
Porticcioli pieni di barche ovunque: dalla città di mare al paesino
che si specchia nel lago. E’ facile incontrare ad ogni ora del
giorno persone che con molta calma si trovano ai bordi degli
innumerevoli corsi d’acqua intenti a pescare e a lasciar scorrere
via la giornata. Se ci si chiede perché viene considerata l’area più
ricca (e snob) degli States basti sapere che in queste regioni hanno
residenza tutti i più grandi possidenti americani: dalla famiglia
Bush, a quella Kerry-Heinz, dai Kennedy ai Vanderbilt. Sicuramente
la stagione più attraente a livello turistico è l’autunno. I colori
dei boschi esplodono in tutte le tonalità del rosso e del giallo
creando giochi cromatici fantastici (se fotografati con uno specchio
d’acqua vicino).
L’itinerario che questo anno ho definito ha compreso, oltre al
“classico” New England, anche la splendida Niagara Falls e Montreal.
Ho così preso un volo per Toronto (120 km da Niagara) e uno in
uscita da Montreal. In questo modo ho potuto (ri)vedere le cascate
del Niagara, percorrere alcune delle mete più caratteristiche del
New England, per poi concludere il viaggio con qualche giorno nella
stupenda Montreal, a poche miglia dal confine con gli States. Il bello di viaggiare in Canada è che non esistono file alla dogana,
e se devo essere sincero non ci sono stati controlli severi come
quelli (giustamente) a cui ci si sottopone quando si sbarca negli
Usa.
In Canada si respira in effetti un aria molto strana, molto
rilassata, come se le vicissitudini sulla sicurezza a stelle e
strisce fossero solo un lontano ricordo. Tempo poche decine di
minuti dall’atterraggio ed ero già sdoganato e con i bagagli al
seguito, pronto per andare a ritirare l’auto. Dall’Italia avevo
prenotato e prepagato con Alamo una bella “economy”, che alla fine
hanno trasformato gratuitamente in “mid-size”. L’autonoleggio non fa
problemi se dal Canada vi dirigete in Usa; le assicurazioni infatti
vi coprono interamente, non come succede se invece provata ad andare
dagli Usa in Mexico. Tornando al viaggio, ci mettiamo in marcia a
bordo della nostra Chevrolet Montecarlo; un coupe vecchio stile
delle dimensioni di una station, perfetta per i soliti “pochi”
bagagli della Babi. Un attento controllo alla carrozzeria dell’auto
(onde evitare poi di essere additato come reo di alcune ammaccature)
e la solita richiesta all’inserviente di turno di controllare i
liquidi e gomma di scorta. Come sempre vi guarderà storto, ma è un
vostro diritto. Controllate anche data e km dell’ultimo tagliando.
Sono piccoli accorgimenti che però vi fanno viaggiare tranquilli.
Pochi giri nella rampa buia dell’aeroporto di Toronto e di colpo
eccoci qua, in pista su una hwy super trafficata del Canada. Fa
sempre un certo effetto trovarsi alla guida in un paese straniero,
non vi dico poi se ci si trova su una delle cinque corsie per senso
di marcia. Passato il torpore del volo appena concluso, grazie al
mio co-pilota dirigo verso Niagara Falls. Obiettivo, arrivare prima
che faccia buio. Da Toronto a Niagara Falls, intendo lato Canada
visto che c’è anche Niagara Falls lato Usa, sono poco più di 120 km.
Il tragitto non è particolarmente interessante; si costeggia il Lake
Ontario, costellato di ciminiere e piccole dighe, con sullo sfondo
solo sterminate foreste sbiadite dalla insistente nebbiolina.
Infatti, nel settembre 2004 si scontavano in questa zona, sotto
effetto di brevi “shower” e nebbia, gli effetti del ciclone che
aveva flagellato la Florida causando danni e vittime. Fortunatamente in poco meno di un paio d’ore siamo
arrivati all’hotel. Su internet mi sembrava migliore (Glen Gate
Hotel) come aspetto, ma sia la posizione che il prezzo (mai modici
in questa zona) me lo avevano fatto prenotare. Non so se vi capita
mai anche a voi, ma ogni volta che arrivo in Usa (o come questa
volta in Canada) l’hotel della prima tappa mi sembra sempre, a primo
impatto, il più brutto del viaggio, per poi accorgermi del contrario
il mattino seguente.
Per alloggiare a Niagara Falls esistono
fondamentalmente due zone. La prima, molto più costosa, si affaccia
direttamente sul “ferro di cavallo” (horseshoe) delle cascate
canadesi. Gli hotel più rinomati sono ben visibili in tutta la loro
altezza lungo la Fallsview Blvd. A meno che non abbiate particolari
esigenze io vi consiglio invece un tradizionale motel (Motel 6,
Super8, DaysInn…) che con la metà della spesa vi offrirà la stessa
cosa: una camera pulita e una buona colazione. E’ ovvio che aprendo
la finestra non avrete le cascate, ma per averla negli hotel siti in
Fallsview occorre pagare un ulteriore supplemento al conto già
salato. L’importante è alloggiare nel quadrilatero composto da
Clifton Hill, Victoria Ave, Falls Ave e la Roberts St. Da qui in
dieci minuti di piacevole passeggiata sarete nel Victoria Park, la
stupenda area verde che costeggia il lungo fiume. Dall’altra parte
di questi giardini potrete ammirare le cascate. La sera Niagara
Falls sembra avere due anime. La prima, di chiaro stampo turistico e
commerciale, è quella che si trova intorno a Clifton Hill e Victoria
Ave dove un vero e proprio assembramento di palazzine ospitano case
dei fantasmi, degli specchi e quanto altro vi possa far sentire nel
posto più kitch della terra. Una piccola Las Vegas venuta male. Era
da dieci anni che non mettevo piede a Niagara Falls e sono veramente
rimasto sorpreso del tasso di cementificazione a cui la città è
arrivata. La seconda anima
è costituita dalle cascate. Superando il Victoria Park vedrete
subito davanti a voi le American Falls, più piccole, ma non meno
affascinanti. Proseguendo verso sud e seguendo il potente fragore
dell’acqua noterete un’imponente nuvola di acqua levarsi dal Niagara
River. Mano a mano che ci si avvicina alle cascate si rimane
letteralmente esterrefatti dall’imponenza e potenza con cui l’acqua
precipita. Le Niagara Falls, al pari di altri scenari come la
Monument Valley o il Grand Canyon, sono davvero difficili da
descrivere. Esiste tutto un mix di odori, rumori e sensazioni che fa
rimanere immobili dinnanzi alla potenza della natura. In quegli
istanti ci si accorge di quanto si è piccoli. Proseguendo nella
camminata arriverete fino alla terrazza dove avviene il salto vero e
proprio del fiume. Rimarrete lì ad osservare tutta quell’acqua che a
poco più di un metro da voi effettua un vero e proprio tuffo nel
vuoto. E si resta lì a guardare lo scorrere del fiume che continua a
lanciarsi. Ha un effetto quasi ipnotico per la sua maestosità e
bellezza. Una volta esaurita la vista “superficiale” delle cascate
canadesi si ha il naturale desiderio di avvicinarsi ancor di più,
per rendere indelebile quell’esperienza. Fondamentalmente le opzioni
sono due. La prima è di comprare un biglietto per un tour sulle
famose barche “Maid of the Mist” che da maggio ad ottobre portano,
fornendo dei colorati impermeabili, vicinissimo alle cascate. Sarò
sincero; tutte le volte che ho fatto il tour (quest’anno il
biglietto costava 13$) una volta arrivato vicino alle cascate non ho
mai visto nulla. Quindi niente foto e bagno assicurato. Questo
perché più ci si avvicina e più la fitta nebbia che si alza
dall’impatto dell’acqua renderà tutto alquanto “invisibile”. Certo,
ci sarà l’emozione di essere lì, ma non sono mai rimasto entusiasta
del giro. Il secondo modo di vedere meglio la cascate è di prendere
il biglietto “Journey to the Falls”. Praticamente, dal punto di
salto delle cascate un ascensore conduce alla base del fiume.
Una
terrazza permette di scattare delle foto uniche oltre a fornire una
visione del muro d’acqua da un fianco, facendo intravedere le pareti
retrostanti. Inoltre nel biglietto (8,49$) è compresa l’escursione
nei cunicoli dietro le cascate. In pratica, percorrendo queste
gallerie (ampie), si ha la possibilità di vedere attraverso delle
grandi aperture l’acqua che cade. E’ impressionante; se poi si
unisce il tutto con un frastuono causato dal fragore, garantisco che
sarà una esperienza indelebile.
Le cascate le avevo visitate già un paio di volte, molti anni fa, ma
non avevo mai alloggiato in zona. Infatti ero sempre volato da New
York City con ritorno nella “mela” in serata. Questo non mi aveva
mai dato la possibilità di vedere le cascate di notte. Uno
spettacolo. Infatti un gioco di fari e luci illumina in modo
discreto i “muri” d’acqua. Lo consiglio vivamente. In fondo le Niagara Falls sono annoverate tra i cento
più bei scenari naturali del pianeta; peccato però per l’eccessiva
cementificazione sia sul lato canadese che su quello yankee. In
conclusione volevo spendere due parole sulla dogana. Infatti, avendo
noleggiato l’auto a Toronto ed essendo diretto nel New England
dovevo ovviamente entrare negli States. Per fare questo bisogna
attraversare il famoso “Rainbow Bridge” dove si nota che verso il
Canada il traffico è regolare, al contrario della fila verso gli
States. Infatti è necessario espletare tutte le pratiche doganali,
che io sconsiglio a chi non sia troppo avvezzo alla lingua. Viene
richiesto di lasciare l’auto in una zona ben definita. Entrare in
una palazzina e salire al secondo piano, dove ci si trova assieme a
turisti di tutte le razze. A quel punto si deve consegnare il
proprio passaporto all’ufficiale e bisogna attendere che la
chiamata… sempre che lo capiate (!!!). Una volta interpellati fanno
compilare il famoso modulo d’ingresso con le classiche domande
bizzarre (la più bella è sempre quella relativa a vs possibili
partecipazioni allo sterminio nazista). Questo foglio va conservato
nel passaporto fino alla riuscita dal territorio statunitense. Una
volta compilato il modulo vengono fatte delle domande e, potere
dell’economia, tocca pure pagare per entrare!! Non ricordo se erano
venti dollari a testa o in tutto, certo che la cosa mi ha fatto
parecchio sorridere.
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giotto |
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