Problemi di insonnia? Allora vi consiglio una passeggiata “quotidiana” a Coyote Buttes, dormirete come dei sassi. Il risveglio oggi è difficile; nemmeno una serata allo steak house adiacente il nostro hotel è riuscito a rimetterci in sesto. Il tempo fuori è splendido, con una visibilità ottima. In teoria oggi di cose ne abbiamo parecchie da vedere; se tutto va bene al mattino facciamo prima le Lower e a seguire le Upper sections di Antelope Canyon, poi al pomeriggio ci mettiamo in marcia alla volta di Romana Mesa. Un’abbondante colazione per capire che il Best Western qui a Page è probabilmente l’alloggio consigliato da tutte i cataloghi viaggio italiani; più che nel south west sembra d’essere ad un bar in piazza Duomo a Milano. Qualche breve chiacchierata con alcuni ragazzi in vacanza e mi accorgo di come il più delle volte si venga negli States senza la più pallida idea di cosa fare o cosa vedere, giusto per il gusto di essere qua. Anche questa può essere una buona motivazione, ma se spendo alcune migliaia di dollari vorrei anche andare oltre a qualche vistapoint indicato dal commesso dell’agenzia di viaggio. Mi stupisco che in pochi conoscano Antelope Canyon oppure Horseshoe Bend e quando mostro qualche foto dell’escursione a “the wave” capisco che o mi credono un marziano oppure un pazzo esaltato di escursionismo. Peccato davvero, anche perché credo non esiste cosa più frustrante di tornare in Italia e accorgersi, magari sfogliando una guida specialistica, di aver visto poco o niente. Pronti e molto più easy ci facciamo un giro per Page, una piccola cittadina che vive essenzialmente sul turismo; ogni attività è orientata a soddisfare le esigenze dei viaggiatori; store di abbigliamento per tempo libero, centri di prenotazione tour, negozi per la stampa e conversione delle foto, tutto ruota in una sola direzione: turismo. E come dargli torto con tutte le possibilità che il territorio offre. Ma la cosa più curiosa che ci colpisce è la serie interminabile di chiese, ognuna corrispondente al suo culto, allineate lungo la Lake Powell Boulevard. Non credevo esistessero così tanti religioni; ho contato circa venti strutture adibite ai vari culti. Imbocchiamo la Us98 in direzione Kayenta e in pochi minuti, all’ombra della grande e oscena centrale elettrica, raggiungiamo il parcheggio di Upper Antelope Canyon. Inizia la trafila dei pagamenti; si comincia con l’ingresso nel parcheggio, poi prenoto il tour per mezzogiorno, poi pago il “camion” che ci porterà all’imbocco dello slot canyon. I nativi non sono certo a buon mercato, ma ogni singolo dollaro speso è un investimento per gli occhi e l’anima.
Le Upper le visitai già nel 2002, sono un vero spettacolo della natura, ma adesso corriamo dall’altro lato della Us98 a fare i ticket per la Lower section. Una guida nativa ci introduce la storia recente di questa parte di Antelope Canyon, illustrandoci anche la lapide che ricorda un grave incidente dove pochi anni fa trovarono la morte alcuni escursionisti. Incuranti degli avvertimenti delle guide locali, si avventurarono nello stretto slot canyon quando un flash flood li sorprese; non c’erano scale di emergenza e vennero quindi travolti dalla massa d’acqua che scorreva. Fu un disastro. Sono passati circa dieci anni da quell’evento e da allora i nativi hanno investito molto nella infrastrutture dello slot canyon al fine di migliorarne la sicurezza senza pregiudicarne l’impatto naturalistico. L’escursione comincia con la discesa attraverso una piccola e stretta fenditura nel terreno, in stile discesa negli inferi; lunghe serie di rampe metalliche ci fanno scendere sul fondo del canyon, ancora umido da una recente precipitazione. C’è molta differenza rispetto alle Upper sections; qui i passaggi sono strettissimi, a volte c’è spazio solo per mettere un piede davanti all’altro. I colori sono meno accesi, ma la sinuosità delle rocce è più affascinante. Si aprono ad ogni passo scorci sempre nuovi; il sole non ha un grosso influsso come potrebbe averlo dall’altro lato della Us98. Metà mattinata resta il momento migliore per visitare questa section. Il piccolo trail dura una mezz’oretta e si arriva a poche centinaia di metri dal Lake Powell, del quale le Lower sections diventano quasi un affluente nei momenti di pioggia. Mano mano che si prosegue, ci si accorge di come il soffitto diventi sempre più alto; stiamo continuando a scendere all’interno della terra. L’escursione è piacevole, anche se piazzare il cavalletto qua e là non sempre è facile. Di positivo c’è soprattutto il fatto che il flusso turistico predilige le Upper sections, quindi non c’è fretta durante la visita. Anzi, una volta giunti al termine del percorso si può optare di rifare lo slot canyon a ritroso invece che uscire e ritornare attraverso un piccolo percorso all’aria aperta. Senza nemmeno accorgercene bruciamo letteralmente più di un’ora nella visita; è ora di correre al nostro tour delle Upper. [vedi pagina su Upper Antelope Canyon]
Che mattinata, unire le due sections è stata un’ottima idea; dopo la sfacchinata di ieri qualcosa di più riposante ci voleva. Intanto il tempo sta cambiando, come tutti i giorni; ma oggi sembra più minaccioso. Lo stesso sole inizia sempre più a sparire dietro le nuvole; è un peccato per chi ha prenotato il tour ad Antelope, visto che senza luce i colori non si accendono. Ma il problema è anche mio che dovrei andare a Romana Mesa. Il Lake Powell è adesso avvolto da una specie di foschia, ma dietro comincio a vedere le classiche macchie grigie che indicano un scroscio in atto. La strada per Romana Mesa, secondo le indicazioni di Carlo, è quasi tutta sterrata. Non so se rischiare di imbarcarmi in un’escursione che mi possa cacciare nei guai; lentamente affiora la malattia dell’affogato, vorrei fare tutto e di più. Per fortuna che la Babi mi riporta alla ragione facendomi ben vedere che sull’altra sponda sta diluviando. Allora si prosegue in direzione di Paria Ghost Town, un piccolo agglomerato di case creato tanti anni come set cinematografico per i films western. Ripercorro per l’ennesima volta la Us89 in direzione Kanab, mentre a metà strada siamo investiti da un vero e proprio nubifragio. Raggiungiamo a fatica la piazzola da dove parte una piccola stradina sterrata verso la città fantasma. Restiamo in macchina immobili in attesa che si calmi la tempesta, io più ottimista, la Barbara più realista mi osserva molto perplessa. Questo pomeriggio è nato male e sta proseguendo peggio; realizzo subito che se non potevo andare a Romana Mesa, non posso nemmeno imbarcarmi ora per lo sterrato fangoso di Paria. Nel frattempo il temporale ci sta sormontando “regalandoci” fulmini ovunque; uno spettacolo vedere le Vermillion Cliffs alcuni momenti cupe per le nuvole e improvvisamente illuminate dalle saette. Bello si, ma anche pericoloso visto che più di una volta sentiamo addirittura il rumore delle scariche dei fulmini. In queste condizioni la cosa migliore è restarsene in auto e non muoversi.
Nel frattempo quelle poche vetture che passano sulla highway alzano impressionanti onde di acqua; nel giro di mezzora ne è caduta veramente tanta. L’unica possibilità è tornare verso Page, sperando che il tempo là sia più clemente. Avrei una mini escursione che potrebbe tornare utile, i Toadstools ubicati quasi davanti alla sede della BLM dopo Coyote Buttes. In effetti ci accorgiamo che facendo ritorno verso Page il meteo comincia ad essere più clemente, anche se una volta individuato il punto di partenza del trail rimaniamo in auto onde evitare qualche ultimo scroscio. Fuori il silenzio è assoluto, l’atmosfera è quasi irreale. Il temporale ha quasi azzerato il traffico sulla strada e l’unica cosa che si percepisce è l’aroma aspro della terra rossa bagnata. Premesso che questo trail è sotto la giurisdizione del BLM, quindi niente mappe o biglietteria d’ingresso che faccia gli onori; spero sia questo il posto indicatomi da Carlo. Poche decine di metri e il sole squarciando una nuvola colpisce una cresta delle rosse Vermillions; come una lampada a fluorescenza si accende con meravigliose tonalità rosse e marroni. Poco distante in linea d’aria tanti altri raggi, come tanti piccoli spot, illuminano questa piccola vallata, nascosta da chi passa sulla strada. Davanti a noi si apre un piccolo altipiano con dei piccoli hoodoos bianchi, più simili alle formazioni della Goblin Valley che a Bryce. La cosa più sorprendente è che nel south west basta deviare un attimo dalle turistiche vie per scoprire scorci e paesaggi unici; non basterebbe una vita per vedere tutto, data la vastità e asperità del terreno. Alla fine abbiamo avuto il nostro premio, quasi a guadagnarcelo; il tramonto intanto comincia a fare la sua comparsa mischiando i colori rossastri delle rocce con un pallido arcobaleno nato chissà dove nella vallata. Felici comunque, anche se ho perso Romana Mesa e Paria Ghost Town, facciamo ritorno verso Page mentre la sera comincia ad allungare le sue ombre. Poco prima di raggiungere la diga sul Lake Powell, mi ricordo di un bel punto vicino a Wahweap dove poter ammirare il crepuscolo che sfuma sopra il lago. Per fortuna il ranger ci lascia qualche minuto per scattare un paio di foto; il vistapoint, situato sopra una piccola collina, chiude infatti al tramonto. Per oggi direi che può bastare, il programma è stato stravolto, ma le tappe impreviste o improvvisate sono poi le più divertenti. Romana Mesa? Meglio così, almeno avrò in futuro una scusa per tornare in queste splendide lande.
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giotto |
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