La prima notte si dissolve in un istante, la stanchezza e lo stress da viaggio erano veramente troppi. E’ una strana sensazione risvegliarsi il primo giorno; pensi che poche ore prima eri con il cuore in gola per il volo, ritardi, dogane, ritiro auto mentre ora finalmente puoi mettere in pratica il tuo giro, studiato e sognato da due anni. Ma prima occorre recuperare i nostri bagagli all’aeroporto. Per fortuna gli hotels americani riforniscono gratuitamente i loro ospiti, che avessero perso o dimenticato qualcosa, di dentifricio, bagnoschiuma o altri generi di prima necessità. Ci facciamo accompagnare dal pulmino dello Sleep Inn all'aeroporto, forti delle rassicurazioni dell’addetto Delta la notte prima, a recuperare i nostri averi. Il tragitto si trasforma in un mini tour attraverso Phoenix. E’ da quattro anni che non torno in questa parte di America e mi ero quasi dimenticato di quanto sia bello il panorama, di come il blue del cielo sia reale e non sempre velato come nelle città italiane. In lontananza scorgiamo le Superstition Mountains, vestite di un marrone scuro che un po’ incute timore; il loro nome evidentemente non è stato dato a caso. L’aeroporto è maestoso, ma organizzato, fatto di decine di svincoli e cavalcavia, ma sempre ben indicati e logici. Ritiriamo i bagagli abbozzando una danza tipo vittoria ai mondiali di calcio e finalmente ci mettiamo in marcia. La prima tappa è Montezuma Castle e Montezuma Wells National Monument. Riaccendo il navigatore e riesco quasi a perdermi in pieno giorno per le vie perpendicolari di Phoenix, un vero caso umano. Riesco però ad inserirmi nella highway che taglia l’Arizona da nord a sud e che successivamente mi porterà prima a Sedona e in seguito a Page. Il tempo per fortuna è meraviglioso, la temperatura è alta, ma non c’è afa come la incontrai nel 2002. Imposto il cruise control e mi godo il panorama circostante. Mano a mano che si esce dall’area metropolitana di Phoenix piccole concentrazioni di rocce rosse e cactus prendono il posto delle case, e il southwest comincia a rinascere. Anche l’umore della mia compagna, nero fino al giorno prima, sembra radicalmente cambiato; siamo finalmente riusciti a partire per le vacanze, ora imperativo è rilassarci e goderci questo paradiso. Dopo un’oretta deviamo dall’highway e in pochi minuti raggiungiamo Montezuma Castle.
Al visitor center ci accoglie subito un ranger con un bell’esemplare di rattle snake nella cesta; appena se ne accorge Barbara la vedo catapultarsi fuori dell’edificio. Iniziamo bene, penso subito; siamo nel southwest degli Usa, troppi “abitanti” non sempre graditi incontreremo. Ci lanciamo nel trail alla ricerche delle rovine, mentre fuori il sole di mezzogiorno ci ricorda quanto pesi su di noi. Con molto stupore e molta ignoranza, dato che non ho aperto neppure la mappa, ci ritroviamo dopo pochi passi già davanti alla parete rocciosa che ospita il castello. Veramente suggestivo, e anche un po’ inquietante, pensare che secoli (non molti) addietro la popolazione locale viveva in abitazioni sospese nel vuoto. Il silenzio nella vallata è assoluto, a volte interrotto dal vento che porta il rumore del vicino ruscello. Questa è una tappa veramente easy, giusto un piccolo allenamento per riprendere confidenza con il territorio. Qualche foto ricordo e ripartiamo alla volta della vicina, ma spesso dimenticata Montezuma Wells. Si tratta di uno stagno naturale la cui acqua scaturisce da una falda sotterranea; è un luogo molto importante per i nativi, poiché lo considerano una delle porte da cui si viene al mondo. Più che uno stagno sembra un piccolo cratere con sulle pareti tante piccole costruzioni, presumo fossero dei granai data l’assenza delle finestre. Una brevepasseggiata ciporta ai piedi del ruscello, molto bello e soprattutto fresco. Il rumore dell’acqua è sempre molto riposante; siamo in Usa da un giorno e mi sembra di essere via da un’eternità. Che belloricominciarea vivere. Ma non possiamo indugiare troppo, la vera meta della giornata è Sedona, tanto decantata sulle guide come la località più “new age” d’America.
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giotto |
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