Viaggio di nozze, poche parole che possono avere i più disparati significati per dei novelli sposi. Un iter che comincia molti mesi prima, per qualcuno addirittura in adolescenza, trasformando un viaggio in qualcosa di troppo idealistico e poco reale. La parte più bella è la selezione delle mete: si passa dal giro del mondo in due settimane fino alla ricerca del resort più esclusivo del pianeta; ovviamente l’obiettivo è spesso quello di impressionare parenti e amici con nomi altisonanti. Se devo essere sincero anche noi due siamo inizialmente caduti nel vortice delle “nomination”, ma la frase “the winner is” non usciva mai. Abbiamo pianificato nei sei mesi prima almeno tre itinerari completi e un’altra dozzina era pronta per essere studiata; mai fatta tanta fatica a creare un viaggio. Abbiamo oscillato tra le Seychelles e le Hawaii, per poi passare al Queensland australiano facendo qualche puntata in Malesia, parchi del nord ovest degli Stati Uniti d’America, Barcellona con le Baleari e ricerca del Graal a Rennes le Chateau, Alaska e Perù; direi non male. Ma come dopo tutte le grosse abbuffate natalizie, piano piano la ragione è riaffiorata. Un passo indietro, giusto a ricordarci i nostri obiettivi: luogo rilassante, pieno di sole, belle spiagge senza però il vincolo di fossilizzarci sotto un ombrellone. Quasi in contro tendenza rispetto ai canoni classici dei viaggi di nozze, la nostra scelta è caduta sulla Grecia; in fondo, abbiamo pensato, tutto il mondo viene in estate a rilassarsi nel Mediterraneo; perché mai andare in capo al mondo per trovare ciò che è già qui? E’ per entrambi la prima volta in questo Paese, forse ci arriviamo un po’ attempati dato che, secondo me, rappresenta per eccellenza il viaggio “premio” della maturità scolastica.
Lo studio del “cosa vedere” non è facile; una cosa è dire Grecia, un’altra è scegliere dove realmente andare: terraferma o isole... e se isole, quali? Un ottimo aiuto lo trovo sulle guide del Sole 24 Ore e di Condè Nast Travel; veramente ben fatte, focalizzano l’attenzione su alcuni “classici” della Grecia, ma soprattutto illustrano anche qualche isola meno conosciuta che merita assolutamente una visita. Mappa in una mano e fotografie nell’altra, proviamo ad abbozzare un giro di massima; l’importante è non cadere nel classico e triste (per me) viaggio di nozze, dove ti aspettano in hotel con il “beverone” di benvenuto, giusto per capirci. Un po’ di consigli in rete e le isole sono selezionate; il problema ora è come raggiungerle. Anche qui un po’ di giri sul web e trovo un bel volo Rimini — Roma — Atene andata e ritorno; ottimo, allora riserveremo almeno un paio di notti alla capitale ellenica, visto che sarebbe un vero delitto volarci senza visitarla. Altra breve puntata sui sito ellenico dei traghetti e mi segno il calendario dei collegamenti tra le isole selezionate; il vero problema sono gli alloggi. Su internet le informazioni sono scarse mentre in agenzia viaggi ti rifilano i classici e vecchi cataloghi; ma io ambirei a qualcosa di diverso dal classico “casermone” turistico; qualcosa di più caratteristico, di quantomeno greco. Mi lancio su TripAdvisor, molte volte fornisce dei consigli affidabili sugli alloggi. Individuo con molte difficoltà qualcosa che ci possa piacere; i siti internet latitano, le foto pure, per non parlare di come pagare: erano anni che non effettuavo il buon vecchio bonifico estero per riservare una stanza. Per un momento (abbastanza lungo) rimpiango la sicurezza degli States. [...] E’ giunto il momento di partire, finalmente inizia sto benedetto viaggio di nozze. Per un verso è una liberazione, visto che da una settimana dormiamo nel mio vecchio e piccolo letto da celibe; la casa nuova non è ancora pronta, speriamo ai nostro ritorno. Partire direttamente da Rimini è uno spasso; per una volta niente treni o viaggi a ore impossibili. Pochi minuti e il taxi ci scarica al terminai (che è anche l’unico disponibile) dove un volo ci traghetterà prima a Roma e subito dopo ad Atene. Si parla sempre male delle cose di casa nostra, ma alla fine devo davvero ricredermi; volo Alitalia puntuale, curato e senza vuoti d’aria. Ottimo! Siamo finalmente ad Atene; già il nome evoca in me epiche gesta, spero che la città abbia conservato un po’ del fascino tramandato dai libri di storia. L’aeroporto, costruito per le recenti olimpiadi, è immenso e anche facile da girare; elemento assai importante se rapportato ad altri scali europei più blasonati e incasinati. Anche i bagagli sono arrivati, e lì i timori non erano pochi alla luce dei problemi di smarrimenti avvenuti a Fiumicino e sbandierati su tutti i media.
Il tempo di cercare il nuovissimo treno che ci condurrà fino al centro città, e già assaporiamo il caldo torrido di Atene; nemmeno a Las Vegas ho provato una calura del genere. Ancora un po’ confusi dal viaggio riusciamo ad indovinare la linea che porta in centro; a posteriori capiamo che tutte portavano là, il che ci fa sentire immensamente ignoranti. La prima cosa che ci balza agli occhi è l’alfabeto greco; accidenti, non si capisce veramente nulla. Per fortuna ogni indicazione di fermata per il metro viene annunciata e indicata prima in greco, poi in inglese; in pratica ci accorgiamo di come la lingua anglosassone sia un secondo idioma ufficiale in Grecia. In quel momento realizziamo di come l’Italia sia indietro e sia al tempo stesso pervasa da una certa ignoranza linguistica; molti fanno fatica a parlare un italiano corrente, figuriamoci imparare altri idiomi. Mentre siamo in metro ci lasciamo sfilare davanti tutta la periferia di Atene; un insieme omogeneo di basse abitazioni, caratterizzate dai pannelli solari sul tetto con l’inconfondibile boiler per l’acqua calda. Circa mezzora di viaggio e ci troviamo, parecchio spaesati, in una delle piazze principali di Atene, la Sintagmatos Platia. Devo dire che la mia organizzazione, memore dei viaggi negli States, sta lasciando veramente a desiderare in Grecia; in pratica siamo sbarcati all’aeroporto senza la più pallida idea di come raggiungere il centro; poi una volta in centro non ho con me mappe che mi aiutino nell’orientamento. In compenso mi ricordo il nome dell’hotel e la sua via, spero sia qui in zona altrimenti sono dolori. Quanto meno io avevo notato, al momento della prenotazione, che si trovava ai piedi dell’Acropoli. Forse fortuna, ma la via dell’hotel parte proprio da questa piazza; via, bagagli al traino ci mettiamo in marcia. Il traffico è davvero impressionante, tipico delle grandi capitali; anche se noto una certa somiglianza con l’Italia in tema di puntare i pedoni quando attraversano la strada. Ci sentiamo un po’ come bersagli con sulla schiena un foglio che indica i punti se ti colpiscono. Pochi minuti e raggiungiamo l’albergo; ancora meno per capire quanto i consigli di TripAdvisor siano stati preziosi. Alloggiamo in un palazzo antico che si affaccia su una delle piazze più caratteristiche della città, Mitropoleos Platia, dove si staglia la cattedrale. Le camere sono pochissime; la nostra è veramente bella, tutta arredata con elementi di antiquariato, ha un terrazzino che dà sulla cattedrale, ma soprattutto ci specchia nella vicina Acropoli. Veramente eccezionale il colpo d’occhio; la scelta della camera con vista merita realmente il supplemento, garantito. Rimaniamo pietrificati dinnanzi a questa collina rocciosa che si erge solitaria in mezzo alla città con sopra le rovine dell’antica Grecia. Di colpo la stanchezza svanisce e ti accorgi che il viaggio è iniziato; la voglia di vedere è immensa e tutte le fatiche del lavoro e del matrimonio senti che lentamente ti stanno lasciando; viaggiare è un po’ come rinascere, peccato avere sempre così poco tempo.
Finalmente ci armiamo di mappa della città e ci tuffiamo tra le viuzze della Plaka, il vecchio borgo ai piedi dell’Acropoli, dove appunto è inserito il nostro hotel. Una miriade di vicoli dove è bello perdersi e dove l’unico punto di riferimento è l’Acropoli, che di tanto in tanto spunta sopra le case. Il caldo è opprimente, ma questo non toglie energia al lavoro frenetico delle numerose botteghe e negozietti che si alternano a taverne e ristoranti. Siamo nella famosa fase dell’esplorazione, dove cioè non bisogna porsi obiettivi, ma cercare il più possibile di integrarsi con la realtà locale. Raggiungiamo la caratteristica zona di Monastiraki, sempre a ridosso della Plaka, da dove la vista dei templi greci è stupefacente. Questa è anche la zona dove si concentra il maggior numero di turisti e da dove il viale Ermou porta diretti al palazzo del governo. A parte un disorientamento iniziale, girare Atene è veramente semplice; le linee autobus e metro sono più che capillari, anche se il mio consiglio è di girarla a piedi. Ci accorgiamo che l’Acropoli chiude presto al pomeriggio, così ci lanciamo nella scarpinata lungo una serie di scalinate che ci porterà in vetta. Lungo la via veniamo adescati da intrepidi “buttadentro” di ristoranti; in pratica è una caccia al turista, con proposte sempre allettanti in merito al tavolo con vista o al menù. A fatica ci sganciamo se non dopo aver fatto il pieno di biglietti da visita di taverne - e arriviamo in un vialetto pedonale proprio ai piedi del complesso storico; sembra così lontano il caos ed il traffico di Atene. Un piccolo parco costellato di scorci sulla città ci conduce all’ingresso dei monumenti; alziamo gli occhi e rimaniamo senza fiato. Eterni colonnati e ripide scalinate sembrano l’anticamera di un teatro antico quanto il Mondo; che emozione camminare nella storia. Nonostante sia ormai sera inoltrata, il caldo non dà tregua, rendendo i pavimenti di pietra veramente scivolosi. L’Acropoli è un cantiere a cielo aperto, fatto di impalcature e gru che per un certo verso minano le inquadrature della fotocamera; ma se questo deve essere il prezzo per conservare per altri duemila anni tali bellezze, allora ben vengano i ponteggi. Giriamo con calma tra il Partenone e il tempio con le Cariatidi, alternando il tutto con delle suggestive terrazze che evidenziano sullo sfondo altri resti di archi e templi antichi tra l’urbanistica di Atene. Peccato, e non capisco il perché, l’area chiuda relativamente presto alla sera, quando il sole è ancora alto; data la temperatura disumana forse sarebbe stato più utile allungare la visita al pubblico e chiudere durante le ore centrali della giornata. La serata scorre via piacevole sulla terrazza di una delle tante taverne proprio sotto l’Acropoli illuminata; è tutto molto turistico, ma anche molto tipico. Il cibo in Grecia non è molto diverso dall’Italia e questo non crea grossi scompensi al palato. Una splendida luna piena che lentamente sparisce dietro il Partenone, questa è l’ultima immagine del primo giorno ad Atene; di meglio non avrei potuto pensare. Una copiosa colazione sotto un ombrellone, sempre rivolto all’Acropoli, questo è l’inizio del secondo giorno preso con molto più relax. Ci lanciamo in un po’ di shopping, ma a parte qualche spezia non è che troviamo molto di “tipico”. Ormai tutto il Mondo è paese, e di gadget locali ne abbiamo le tasche piene. Diligentemente andiamo a visitare il palazzo del Governo, in fondo al viale Ermou, dove ad intervalli regolari si può osservare il cambio della guardia; davvero inusuale l’abito indossato dei militari, che con un passo stranissimo, sembrano danzare invece che marciare. La giornata scorre via con molto relax tra visite mai programmate ad archi di memoria romana e anfiteatri. Peccato dover partire, ma domani finalmente ci trasformeremo in villeggianti.
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giotto |
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